La dorifora delle patate (e delle melanzane) Leptinotarsa decemlineata

La dorifora delle patate (Leptinotarsa decemlineata) è un coleottero della famiglia Chrysomelidae, alla quale dedico un capitolo nell'ordine dei coleotteri, ma per questo particolare insetto ci voleva una pagina a sè. E' infatti un insetto tra i più distruttivi per le patate e le melanzane. Le larve di questo coleottero possono divorare le foglie delle piante in questione fino a ridurle a zero, lasciando a malapena le venature più grandi e gli steli. Non è facile debellarlo ma conoscendone il ciclo vitale non è poi impossibile ridurre i danni quasi totalmente. Una prima precauzione è quella di non piantare le patate nello stesso posto dell'anno prima. Anzi, se è possibile, meglio piantarle il più lontano possibile dal posto dove le abbiamo messe l'anno precedente. Se si riesce a metterle a più di 700 metri di distanza il rischio di avere un'invasione si riduce praticamente a zero. Infatti le dorifere passano l'inverno sotto terra fino a 20 cm in profondità, e riemergono in primavera. Si interrano più o meno a settembre e riemergono in aprile. Se non trovano da mangiare dopo alcuni giorni rigenerano i muscoli alari, ma senza aver mangiato non possono volare molto lontano. Se si copre il terreno con uno spesso strato di pacciamatura sia quando si coltivano le patate che dopo prima le dorifore si interrano con più difficoltà, poi riemergono più tardi perchè sotto la pacciamatura il terreno rimane freddo più a lungo, e così aumenta anche il tasso di mortalità delle dorifore.

Un'esperienza che ho fatto personalmente è stata quella di piantare delle patate concimate con humus maturo vicino a quelle di un vicino che le aveva concimate con concime organico pellettato e un pò di concime chimico. Le sue patate sono state infestate in maniera massiccia dalle dorifore, le mie solo da qualcuna che evidentemente veniva dalle sue. Il rapporto tra le dorifore sulle mie patate e le sue era ca. di una a cento. Leggendo in giro ho visto che molti consigliano di usare solo concime organico maturo. Posso solo consigliarlo anch'io.

Infine si può tentare di favorire la presenza dei loro predatori naturali, in particolare le coccinelle a sette punti, che si nutrono soprattutto delle larve appena nate.

Questo per quanto riguarda la prevenzione.

Se invece le dorifore sono già arrivate la prima cosa è toglierle a mano. Per i piccoli orti famigliari non è un gran problema. Meglio ancora se si cercano ed eliminano anche le uova ovali, giallo arancio di ca. 1-1,5mm di lunghezza che in genere vengono deposte sotto alle foglie. Se si possono seguire con una certa costanza il problema si può anche risovere così.

Quando non si ha molto tempo o il pezzo coltivato è troppo grande per eliminare tutte le dorifore a mano si può ricorrere a diversi mezzi.

Il metodo più antico usato nelle zone di origine è l'uso dei tacchini, che a quanto pare sono ghiotti di dorifore. Ma non è certo un metodo alla portata di tutti.

La farina di roccia ed il litotamnio sparso sulle piante, specie al mattino quando sono bagnate di rugiada per favorirne l'adesione alle foglie, limitano la capacità delle larve di masticare le foglie, oltre che ostruire le loro vie respiratorie., contribuendo di fatto a limitarne il numero.

Infine si possono usare due varietà di Bacillus thuringiensis, la sottospecie tenebrionis e la sottospecie kurstaki ceppo EG 2424, le cui tossine sulle foglie quando le larve se ne nutrono paralizzano il loro sistema digerente. E per questo difficilmente il Bacillus thuringiensis uccide altri insetti, visto che solo se viene ingerito uccide. E viene ingerito solo da chi si nutre delle piante.

Per ultimo voglio citare un piccolo insetto scoperto in Colombia e Messico e recentemente introdotto in Italia. E' un Imenottero Eulofide, l'Edovum puttleri, una vespetta lunga poco più di un millimetro che inietta col suo ovopositore le sue uova in quelle delle dorifore, la larvetta che ne esce si mangia l'uovo ed alla fine dall'uovo di dorifera esce una nuova vespetta. Pare che non sopravviva bene ai nostri climi, è ancora in fase sperimentale, ma potrebbe essere molto efficace.